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incesto

Luca: Un desiderio Proibito Cap.6


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
03.05.2025    |    9.145    |    3 9.8
"Il primo orgasmo la travolse come una tempesta, il corpo che si irrigidiva, gli occhi che si chiudevano, un urlo roco che si spezzava in gola..."
L’odore di gelsomino di mia sorella Sonia era un veleno che mi scorreva nelle vene, un fuoco che non si spegneva mai. Io sono Luca, 19 anni, 1,75 m, magro, capelli castani incasinati, e un cazzo che viveva per lei e per la mamma, il nostro triangolo di lussuria ormai un patto sacro. Dopo quella sera, la casa era diventata un tempio di piacere senza freni. Le porte restavano spalancate, i nostri corpi nudi si sfioravano nei corridoi, il suono dell’acqua della doccia un richiamo costante. Spesso, quando uno di noi si lavava, un altro si univa: mani che insaponavano, bocche che esploravano, gemiti che si mescolavano al vapore. La mamma, con il suo profumo di lavanda, adorava strofinarmi il cazzo sotto il getto caldo, mentre Sonia, con i suoi occhi verdi da Monica Bellucci, mi leccava il culo, ridendo quando squirtava sotto le mie dita. Eravamo una famiglia speciale, e ogni tocco era una promessa di estasi.
Ma Sonia, la mia sorellina di 24 anni, alta 1,72 m, con quel corpo da modella – tette sode, capezzoli sempre duri, culo tondo, fica depilata che gocciolava lussuria – aveva un piano per alzare la posta. Aveva visto il mio piacere quando la mamma mi aveva inculato con quel dildo, il modo in cui il mio cazzo era esploso, e voleva spingersi oltre. Quel giorno, tornando dal lavoro, aveva un sorriso malizioso, una borsa di carta stretta tra le mani. Entrò in casa, il suo profumo di gelsomino che mi colpì come una scossa, indossando una gonna di pelle nera che le copriva a malapena il culo e una camicetta bianca trasparente, i capezzoli duri visibili sotto il tessuto. “Luca, guarda che regalo per il mio fratellino porco,” sussurrò, tirando fuori dalla borsa uno strap-on doppio, nero e lucido, con due cazzi di gomma, uno più grande per me, l’altro più piccolo per lei. Mi avvicinò, il suo respiro caldo contro il mio orecchio. “Ho capito che ti piace, porco,” disse, la voce roca, e il mio cazzo si indurì all’istante, un misto di eccitazione e vergogna che mi faceva tremare.
Quella sera, la mamma era a casa di zio Alberto, suo fratello, il fighetto di 39 anni con la Ducati Panigale rossa. Non c’era dubbio: si sarebbe fatta scopare da lui, come ai vecchi tempi, la loro passione proibita che ancora bruciava. Immaginavo la mamma, nuda, il suo corpo di 47 anni ancora piacente, cavalcando il cazzo di Alberto, i gemiti che echeggiavano nella sua villa, la sborra che le colava dalla fica mentre si baciavano con fame, un amore incestuoso che li legava da decenni. La casa, invece, era nostra, un’arena di desiderio per me e Sonia.
Sonia mi prese per mano, i tacchi che ticchettavano sul parquet, e mi portò nella camera della mamma, il letto grande con le lenzuola di seta nera che odoravano di lavanda e sesso. La musica R&B riempiva l’aria, bassi profondi che pulsavano come il mio cuore. Sonia si spogliò lentamente, il suo corpo nudo che brillava sotto la luce della lampada, i capelli lunghi che le cadevano sulla schiena, il perizoma rosso già fradicio abbandonato sul pavimento. Si sedette sul bordo del letto, le cosce spalancate, la fica depilata esposta, un altare di lussuria. Aveva deciso di non lavarsi per me, e l’odore della sua fica era forte, muschiato, un mix inebriante di sudore, umori e desiderio che mi colpì come un pugno. Era denso, quasi tangibile, un profumo selvaggio che mi faceva pulsare il cazzo, un richiamo animalesco che mi mandava in tilt. Mi inginocchiai davanti a lei, il cuore che martellava, e il suo odore mi avvolse, caldo, umido, con una nota acre che tradiva ore di eccitazione repressa. Ogni respiro era un’overdose, la mia lingua che fremeva per assaggiarla, il cazzo che premeva contro i jeans. Sonia, con un sorriso complice, mi accarezzò i capelli, spingendomi verso la sua fica. “Annusa, fratellino,” sussurrò, “l’ho tenuta così per te.” Inspirai profondamente, il profumo che mi ubriacava, un misto di dolcezza e ferocia che mi faceva tremare. Le sue grandi labbra erano gonfie, lucide, il clitoride che spuntava, e l’odore mi chiamava come una sirena, un invito a perdermi in lei.
“Leccami, porco,” ordinò, ma prima mi tirò a sé, la sua bocca che trovava il mio cazzo, succhiando con una fame che mi fece gemere. La sua lingua danzava sulla cappella, il sapore del mio pre-sperma che le riempiva la bocca, le palle che le sbattevano sul mento. “Cazzo, sorellina, sei incredibile,” ringhiai, spingendo i fianchi, il cazzo che le toccava la gola. Succhiava con maestria, i gemiti soffocati che vibravano, il suono bagnato che si mescolava alla musica. Le sue mani accarezzavano le mie palle, il tocco caldo che mi mandava in estasi, il suo odore di fica che mi avvolgeva, un cocktail di lussuria che mi consumava. Dopo pochi minuti, si alzò, gli occhi verdi pieni di fuoco. “Scopami, Luca,” sussurrò, sdraiandosi sul letto, le gambe al cielo, la fica che gocciolava.
Mi posizionai sopra di lei, il cazzo che premeva contro la sua fica, e con un affondo deciso la penetrai, il calore stretto che mi avvolgeva, la cappella che sbatteva contro l’utero. Sonia urlò, il corpo che si inarcava, “Cazzo, sì, forte!” Pompavo con furia, il suono bagnato della scopata che echeggiava, il suo culo che sbatteva contro le mie cosce, il letto che scricchiolava sotto i nostri colpi. Si toccava il clitoride, le dita che scivolavano frenetiche, il suo odore muschiato che saturava l’aria. Il primo orgasmo la travolse come una tempesta, il corpo che si irrigidiva, gli occhi che si chiudevano, un urlo roco che si spezzava in gola. Uno squirt violento esplose, schizzi caldi che inondavano le lenzuola, il liquido che mi bagnava le cosce, la fica che si contraeva attorno al mio cazzo come una morsa, pulsando in spasmi incontrollabili. “Cazzo, Luca, vengo!” gridò, le gambe che tremavano, il sudore che le colava tra le tette, il clitoride che pulsava sotto le sue dita, un’esplosione di piacere che la lasciava senza fiato.
“Ora il culo, fratellino,” disse, girandosi a pecorina, il buco stretto che brillava di lubrificante. Versai un filo di gel, massaggiandolo, e infilai il cazzo piano, il calore che mi faceva tremare. Sonia gemette, “Cazzo, Luca, piano!” ma il suo culo si rilassava, invitandomi dentro. Pompavo lento, poi più forte, il cazzo che la riempiva, il suono della carne che sbatteva, i suoi gemiti che si trasformavano in urla. Si toccava la fica, e il secondo orgasmo la colpì, ancora più intenso, il corpo che si inarcava, un urlo che echeggiava nella stanza. Uno squirt schizzò sul letto, un getto potente che bagnava le lenzuola di seta, il liquido caldo che colava sul pavimento, la fica che gocciolava, il culo che si contraeva attorno al mio cazzo, mandandomi in estasi. “Porca, sì!” urlò, il viso affondato nel cuscino, il corpo che vibrava, un piacere che la devastava.
Ma il vero gioco stava per iniziare. Sonia si alzò, il viso arrossato, e indossò lo strap-on, il cazzo di gomma che svettava, lucido e minaccioso. “Tocca a te, porco,” disse, spingendomi sul letto, a pancia in giù. Prese le mutande della mamma dal cassetto, un perizoma di pizzo nero che odorava di lavanda, e me le strofinò sul viso, il profumo che mi mandava in paradiso. Versò lubrificante sul mio culo, massaggiandolo con le dita, un piacere bruciante che mi faceva gemere. Infilò il cazzo di gomma, lento, il dolore che si mescolava a un’eccitazione profonda, il mio culo che si apriva, accogliendo l’invasione. “Cazzo, sorellina, è grosso,” gemetti, ma il piacere mi travolgeva, il cazzo di gomma che sfiorava la prostata, un fuoco che mi consumava.
Sonia, eccitata, prese il mio cazzo, duro come pietra, e iniziò a segarmi, le sue mani calde che scivolavano, le mutande della mamma che usava per massaggiarmi le palle, il pizzo che mi stuzzicava. “Ti piace, porco?” sussurrò, pompando più forte, il cazzo di gomma che mi trapanava, il ritmo che accelerava. Il piacere era insopportabile, un’onda che mi devastava, il cazzo di gomma che mi riempiva, la prostata che pulsava a ogni affondo. Provavo a resistere, ma era troppo. “Cazzo, Sonia, sto venendo!” urlai, sborrando sulle lenzuola, fiotti caldi che schizzavano sul pizzo nero delle mutande della mamma, il corpo che tremava, l’orgasmo che mi spezzava in due. Era un’esplosione violenta, la sborra che colava in getti densi, il cazzo che pulsava, il cuore che martellava, un piacere che mi lasciava senza fiato. Sonia, soddisfatta, mi porse la mano sporca di sborra, “Lecca, fratellino,” ordinò, e io, perso, succhiai, il sapore salato che mi riempiva la bocca, il suo sorriso complice che mi mandava in estasi.
Si tolse lo strap-on, sdraiandosi accanto a me, la fica bagnata a pochi centimetri dal mio viso. “Leccami, Luca,” sussurrò, e io, con amore e passione, affondai la lingua, il sapore muschiato che mi ubriacava, il clitoride che pulsava sotto i miei colpi. Infilai due dita nel suo culo, allargandolo, il calore che mi faceva tremare. Sonia gemeva, “Cazzo, sì, fratellino!” e dopo pochi minuti esplose, uno squirt che mi bagnava il viso, schizzi caldi che colavano sul mento, il suo urlo che echeggiava, il corpo che vibrava. Il liquido mi inondava, il sapore intenso che mi travolgeva, il clitoride che pulsava sotto la mia lingua, un piacere che la devastava.
Ci accasciammo sul letto, il respiro corto, l’odore di sborra, squirt e gelsomino che impregnava l’aria. Sonia, con un sorriso malizioso, continuò a toccarmi le palle, le dita che scivolavano, e ogni tanto infilava due dita nel mio culo, massaggiandolo piano. “Ti piace aperto, porco?” chiese, la voce roca, e io, con il cuore in gola, confessai: “Cazzo, Sonia, ho goduto tanto.” Lei mi baciò, le nostre lingue che si intrecciavano, il sapore della sborra ancora sulle nostre labbra, e si rimise lo strap-on, gli occhi che brillavano di lussuria. “Girati, fratellino,” ordinò, e io, obbediente, mi misi a pecorina, il culo esposto, il desiderio che mi consumava.
Infilò il cazzo di gomma, lento, il mio culo che si apriva, accogliendo ogni centimetro. Questa volta, il mio cazzo restava moscio, ma il piacere era diverso, più profondo, un fuoco che mi bruciava dentro, la prostata che pulsava a ogni affondo. Sonia pompava, sempre più forte, le mani che massaggiavano le mie palle, il cazzo di gomma che mi trapanava, il ritmo incalzante che mi faceva mugolare come una puttanella. “Cazzo, sorellina, mi sfondi,” gemetti, spingendo il culo contro di lei, il bisogno di averlo sempre più dentro che mi faceva perdere il controllo. Il piacere era un’onda incontrollabile, la prostata che vibrava, il corpo che tremava, un calore che mi consumava. Sentivo il cazzo di gomma scavarmi dentro, ogni affondo un’esplosione, il mio culo che si contraeva, implorando di più. Sonia, sorpresa ma eccitatissima, si lasciò trasportare, affondando con colpi decisi, il suo respiro corto, i gemiti che si mescolavano ai miei.
Qualcosa stava succedendo. Il piacere mi travolgeva, un’onda che non potevo fermare, il cazzo di gomma che devastava la mia prostata, il corpo che vibrava come se fosse attraversato da una scarica elettrica. “Cazzo, Sonia!” urlai, stringendo i denti, e senza preavviso, un orgasmo anale mi colpì, il primo della mia vita, un’esplosione che mi spezzava l’anima. Dal mio cazzo moscio colava sborra, un fiotto denso e abbondante che bagnava le lenzuola, un piacere che mi faceva tremare, le gambe che cedevano, il cuore che esplodeva nel petto. Era un orgasmo diverso, profondo, che mi scuoteva dall’interno, la prostata che pulsava come un secondo cuore, il corpo che si inarcava, un urlo roco che mi graffiava la gola. La sborra colava lenta, densa, un segno del piacere che mi aveva devastato, un’estasi che mi lasciava in trance. Sonia, sconvolta ma eccitata, si tolse lo strap-on, toccandosi la fica con frenesia, il clitoride che pulsava sotto le sue dita. “Cazzo, Luca, sei incredibile,” gemette, venendo di nuovo, uno squirt che schizzava sul letto, il suo urlo che si mescolava al mio, i nostri corpi esausti che si accasciavano.
Quell’esperienza cambiò tutto. Il mio primo orgasmo anale aveva aperto un nuovo confine, un piacere che non conoscevo, e Sonia, con il suo strap-on, era diventata la mia guida in quel mondo. Quando la mamma tornò, il giorno dopo, Sonia le raccontò tutto, il suo viso arrossato, le parole che traboccavano di eccitazione. La mamma, con un sorriso complice, ci abbracciò, il suo profumo di lavanda che ci avvolgeva. “Siete i miei tesori,” sussurrò, e io sapevo che il nostro gioco, ora, non aveva più limiti.

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